Descrizione
«Vorrei compiere il mio dovere fino alla morte» appunta Berthe Morisot in una pagina dei sui taccuini «vorrei che gli altri non me lo rendessero troppo difficile. Non credo che ci sia mai stato un uomo che abbia trattato una donna da pari a pari e questo è tutto ciò che avrei chiesto, poiché conosco il mio valore». Consapevole del proprio ruolo di artista e di donna, Berthe ha dovuto combattere per riuscire a fare quello che sentiva essere lo scopo della propria esistenza: dipingere. Un’impresa non facile, considerando che a quel tempo una donna non poteva frequentare l’accademia e che quella dell’artista non era certo una professione adatta a una ragazza di buona famiglia. Alla fine, quella sua pittura smagliata, quei colori delicati e luminosi, quel suo modo di raccontare la vita, a metà tra l’impressione che fissa «quel che passa» e il sogno, peraltro due elementi che per lei coincidono, convince tutti. Edgar Degas, Édouard Manet, Claude Monet, Auguste Renoir, Puvis de Chavannes, Stéphane Mallarmé, Émile Zola, Mary Cassatt e tanti altri sono i personaggi che frequentano le cene che organizza, insieme al marito Eugène Manet, ogni giovedì presso la sua abitazione parigina. Li ascolta, impara, si confronta con loro e quando sono lontani li raggiunge con la penna. Una vita dedicata all’arte dunque, che è possibile ricostruire attraverso la sua corrispondenza (in particolare quella intrattenuta con Stéphane Mallarmé) e i suoi taccuini, da cui emergono le paure, i pensieri, le convinzioni, il carattere e le profonde relazioni con i principali protagonisti della scena artistica e letteraria di quel tempo, restituendoci un racconto vivo, momenti inediti e pagine di una storia che, per una volta, è vista con gli occhi di una donna.